[Corriere della Sera – Cronaca di Torino del 02.02.2018]

Si iscrive alla Cisl, l’Esselunga lo trasferisce a sessanta chilometri

Stefania Zullo, funzionaria della Fisascat Cisl: «In Piemonte c’è una brutta situazione. Peggio che nel resto d’Italia: c’è un abuso del potere datoriale, e i lavoratori si sentono sotto scacco»

  La scena — se confermata dal giudice del lavoro, dove presto arriverà — è da anni 50: un impiegato del supermercato Esselunga di corso Traiano s’è iscritto alla Cisl e, una settimana dopo, è stato trasferito nel punto vendita di Asti, a sessanta chilometri di distanza. «Se prendi la tessera del sindacato fai la mia fine», racconta A. B., 31 anni, assunto da oltre cinque dal gruppo della grande distribuzione come impiegato di terzo livello. «Tutto è nato quando l’azienda ha scoperto che s’era iscritto», spiega Stefania Zullo, funzionaria della Fisascat Cisl. «No comment» da Esselunga, che pure rivendica buone relazioni sindacali: «A livello nazionale mettono al centro l’attenzione del lavoratore — conferma Zullo — ma a Torino e in Piemonte c’è una brutta situazione. Peggio che nel resto d’Italia: c’è un abuso del potere datoriale, e i lavoratori si sentono sotto scacco».

 Tutto sarebbe iniziato attorno a ferragosto, è il racconto dell’uomo, quando insieme a un paio di colleghi ha una discussione per il recupero di un riposo. Da lì in poi — sostiene — i dirigenti del punto vendita lo prendono di punta: rifiutano permessi, spostano ferie, lo riprendono in continuazione. Lui gestisce il magazzino, apre e chiude il supermercato, fisicamente, e se suona l’allarme di notte è nella squadra che deve andare sul posto. In oltre cinque anni di lavoro ha avuto tre-quattro lettere di contestazione, comprese quelle ricevute negli ultimi mesi. Eppure pare un buon dipendente, anzi, un esempio, a sentire le parole dette da un dirigente a un neo-assunto, solo l’anno scorso: «Se hai bisogno, chiedi a lui, che è uno dei migliori lavoratori».

 In autunno, con la situazione diventata ormai insostenibile, A. B. decide di iscriversi alla Cisl. E il giorno dopo viene convocato, sempre secondo la sua versione: «Quello che ha fatto a me non piace — gli avrebbe detto un capo area — perché se uno è iscritto al sindacato non condivide i valori dell’azienda. Le conviene riconsegnare la tessera». Una ricostruzione affidata all’avvocato Federico Depetris, che sta predisponendo il ricorso al giudice del lavoro. Passa una settimana e A. B. viene convocato di nuovo: «Sei trasferito ad Asti». Per due settimane ci va, spendendo 63 euro al giorno di trasferta, poi non ce la fa più: le pressioni subite gli avrebbero provocato un profondo turbamento psicologico. Fa fatica a dormire, e inizia un percorso con una psicologa. «È stato un trasferimento ingiustificato», chiosa Zullo. Lunedì, ci sarà un presidio davanti ai supermercati di Torino, Moncalieri e Rivalta «per dare un appoggio a tutti i lavoratori». Sarebbe anche «il Job Day» di Esselunga: bel paradosso.

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